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Dal 1963 ci occupiamo di progettare e realizzare le migliori soluzioni tecniche per i vigneti e i frutteti dei nostri clienti, accompagnandoli nelle scelte più adatte alle loro esigenze e supportandoli durante il ciclo di vita dei prodotti.

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Cliente

Varianti del Palo KLASSIC

Sezione

Lunghezza

Armatura

Peso

Dimensioni

6×6Da 2,00 a 3,80 m8 fili = 4 trecce 2×2,258 kg/m
7×7Da 2,50 a 4,70 m8 fili = 4 trecce 2×2,2512 fili = 4 trecce 3×2,2511 kg/m
7×8Da 2,50 a 5,50 m12 fili = 4 trecce 3×2,2512 kg/m
8×8Da 2,50 a 5,50 m12 fili = 4 trecce 3×2,2515 kg/m
9×9Da 2,50 a 5,50 m12 fili = 4 trecce 3×2,2518 fili = 6 trecce 3×2,2519 kg/m
8×12Da 2,70 a 5,80 m18 fili = 6 trecce 3×2,2525 kg/m
14×14Da 4,20 a 5,80 m36 fili = 12 trecce 3×2,2542 kg/m

Ancoraggi

Le strutture che realizziamo sono delle tensostrutture e di conseguenza vanno ancorate a terra per garantire la tensione permanente degli impianti.

Abbiamo bisogno quindi di elementi che, infissi nel terreno, siano in grado di garantire adeguata tenuta e stabilità. Sono di foggia e dimensioni differenti per adattarsi alle variegate tipologie e resistenze del terreno.

Piastre e aste in acciaio

Questo tipo di ancoraggio prefabbricato è composto da un’asta e una piastra in calcestruzzo armato.

Viene utilizzato quando il terreno presenta ghiaia o roccia al suo interno o in presenza di terreni estremamente sabbiosi.

Eliche esagonali

Le eliche esagonali non vengono zincate in quanto gli spessori dell’acciaio e il diametro dell’asta sono sufficientemente rilevanti da ridurre al minimo il pericolo di corrosione perforante.

Questo tipo di ancoraggio è ideale per la realizzazione di impianti di copertura anti-grandine, anti-pioggia o ombreggianti in terreni privi di ghiaia o roccia.

Fili e Funi in acciaio

Filo zincato STRUKTURASTEEL

Il filo zincato STRUKTURASTEEL è in acciaio ad alto contenuto di carbonio (maggiore di 0,6%) rivestito con una lega in zinco e alluminio: è trafilato in diametri variabili tra 1,60 e 4,00 mm e serve a collegare tutti i pali intermedi, creando l’appoggio per le piante e il fissaggio dei rami. Serve, inoltre, a collegare le estremità dei pali quando si prevede di appoggiarvi sopra un materiale di copertura come, per esempio, la rete anti-grandine.

Fune in acciaio zincata ROPSTEEL

Le funi sono utilizzate per collegare il palo all’ancoraggio nei sistemi con tirante posteriore. Sono utilizzate, inoltre, nei sistemi antigrandine come collegamento longitudinale e trasversale tra i pali, con funzione stabilizzatrice.

Le funi, formate dall’intreccio di fili di acciaio, sono molto flessibili e facilmente adattabili alle parti da fissare.

La quantità dei fili varia in base all’utilizzo che se ne fa e di conseguenza alla resistenza che si vuole ottenere.

La fune ROPSTEEL viene proposta anche in una versione zincata e plastificata; è rivestita con una guaina in pvc nera in modo da avere la superficie di contatto con la rete perfettamente liscia, evitando l’usura precoce della rete a causa dello sfregamento.

Inoltre, per facilitare le operazioni di installazione e renderle molto rapide e sicure, è stata creata una fune tagliata a misura e già asolata.

Principali Insetti

Nelle coltivazioni di piccoli frutti come fragole, mirtilli, more, lamponi e ribes, diversi insetti possono causare danni significativi, sia alla pianta che ai frutti. Ecco i principali:

🐛 Insetti comuni a più specie

  • Drosophila suzukii (moscerino dei piccoli frutti) ✅ Colpisce: tutti i piccoli frutti ❗ Depone le uova nei frutti maturi; le larve si sviluppano all’interno, causando marciumi e perdita di qualità. È il parassita più temuto per fragole, mirtilli, lamponi e more2.
  • Afidi ✅ Colpiscono: fragole, lamponi, ribes, mirtilli ❗ Succhiano la linfa, deformano foglie e germogli e trasmettono virus.
  • Cocciniglie ✅ Colpiscono: mirtilli, ribes, lamponi ❗ Si insediano su rami e foglie, indebolendo la pianta e favorendo la fumaggine.
  • Tripidi (es. Frankliniella occidentalis) ✅ Colpiscono: fragole, lamponi, more ❗ Danneggiano fiori e frutti, causando macchie e deformazioni.
  • Cimice asiatica (Halyomorpha halys) ✅ Colpisce: mirtilli, more, lamponi ❗ Punge i frutti, causando macchie, deformazioni e perdita di consistenza.

🍓 Fragole

  • Antonomo della fragola (Anthonomus rubi) ❗ Attacca i boccioli fiorali, impedendo la fioritura e quindi la fruttificazione.
  • Mosca bianca ❗ Succhia la linfa e trasmette virus; favorisce la comparsa di fumaggine.

🫐 Mirtilli

  • Lepidotteri defogliatori ❗ Le larve si nutrono delle foglie, riducendo la capacità fotosintetica.

🍇 Lamponi e more

  • Antonomo del lampone ❗ Attacca boccioli e foglie, compromettendo la fioritura.
  • Coleotteri e larve minatrici ❗ Scavano gallerie nei fusti e nei frutti, causando danni strutturali.

🍒 Ribes

  • Tentredini (es. Nematus ribesii) ❗ Le larve defogliano rapidamente le piante, riducendo la fotosintesi.
  • Afide del ribes (Cryptomyzus ribis) ❗ Provoca arricciamenti fogliari e trasmette virus.

La rete anti insetto

La rete anti insetto è realizzata dalla tessitura di monofilo plastico e viene utilizzata per coprire e proteggere adeguatamente le colture dai danni causati dagli insetti, soprattutto la DROSOPHILA SUZUKI, la CARPOCAPSA e la CIMICE ASIATICA.

Il materiale utilizzato per la realizzazione delle reti anti insetto è il polietilene ad alta densità (HDPE). Il filo utilizzato è realizzato per estrusione, fondendo e facendo passare attraverso delle griglie forate (estrusori) la materia prima; successivamente viene termostabilizzato, ovvero viene riscaldato per far diminuire tutte le ritrazioni che normalmente presenta il materiale plastico esposto a fonti di calore anche modeste.

La rete antinsetto è realizzata lavorando il monofilo con una particolare tecnica chiamata tessitura a telaio: la maglia che si ottiene con questo tipo di lavorazione è di forma rettangolare di misura variabile ed è indeformabile, cioè le dimensioni non variano quando il telo anti insetto è sottoposto alle sollecitazioni.

Le reti anti insetto sono disponibili nelle seguenti dimensioni:
Rete ANTI-CARPOCAPSA: H 2,50 – 4,00 – 4,60
Rete ANTI-SUZUKI: H 2,00 – 2,50 – 3,00

La rete antigrandine

La rete antigrandine è realizzata dalla tessitura di monofilo plastico e viene utilizzata per coprire e proteggere adeguatamente i frutteti dai danni causati dalla grandine.

Va installata su apposite strutture e fissata in modo da garantire totale protezione dalle intemperie, mantenendo comunque una minima elasticità per evitare usure precoci del materiale.

Il materiale utilizzato per la realizzazione delle reti antigrandine è il polietilene ad alta densità (HDPE) di colore nero. Il filo utilizzato è realizzato per estrusione, fondendo e facendo passare attraverso delle griglie forate (estrusori) la materia prima; successivamente viene termostabilizzato, ovvero viene riscaldato per far diminuire tutte le ritrazioni che normalmente presenta il materiale plastico esposto a fonti di calore anche modeste.

Le reti antigrandine per frutteti sono realizzate lavorando il monofilo con una particolare tecnica chiamata tessitura a telaio; la maglia che si ottiene con questo tipo di lavorazione è di forma rettangolare 2,8 x 8 mm ed è indeformabile, ovvero le dimensioni non variano quando la rete è sottoposta ai carichi della grandine.
La tessitura delle reti è “a giro inglese”, ovvero il monofilo viene intrecciato in fili di trama e ordito.

La rete antigrandine è certificata e garantita nel tempo con relativa documentazione che viene rilasciata all’atto dell’acquisto.

Principali Insetti

La coltivazione dell’actinidia (kiwi) può essere minacciata da diversi insetti fitofagi, alcuni dei quali causano danni diretti ai frutti, altri indeboliscono la pianta rendendola più vulnerabile a malattie. Ecco i principali:

🐛 Insetti dannosi per l’actinidia

  • Eulia (Argyrotaenia pulchellana) Lepidottero le cui larve erodono la buccia dei frutti, lasciando cicatrici e suberificazioni. In casi gravi, i frutti marciscono.
  • Metcalfa pruinosa Insetto ceroso che produce melata abbondante, favorendo la comparsa di fumaggine. I danni sono soprattutto estetici, ma possono ridurre la fotosintesi.
  • Cocciniglia bianca (Pseudalacaspis pentagona) Succhia la linfa da rami e foglie, causando indebolimento generale della pianta e disseccamenti.
  • Cicalina verde (Empoasca vitis) Punge le foglie, provocando ingiallimenti e necrosi marginali, con riduzione della superficie fotosintetica.
  • Ragnetto rosso (Panonychus ulmi) Acaro che si sviluppa in condizioni calde e secche. Causa decolorazioni fogliari e caduta precoce delle foglie.
  • Lepidotteri nottuidi (es. Autographa gamma) Le larve si nutrono di foglie e germogli, rallentando lo sviluppo vegetativo.

Le malattie della ciliegia

LE PRINCIPALI MALATTIE CHE COLPISCONO IL CILIEGIO – PRUNUS AVIUM

LA MONILIA DEL CILIEGIO

La monilia è una delle malattie più diffuse e facilmente riconoscibili del ciliegio; deriva da due parassiti diversi, chiamati Monilia laxa e Monilia fruttigena, che sono incentivati nella loro azione se si muovono in un terreno particolarmente umido e senza che la pianta sia potata e disinfettata nella maniera corretta.

Il periodo più pericoloso è la primavera, quando le temperature iniziano a salire e l’irrigazione può essere più abbondante, con il rischio maggiormente elevato che si formino degli accumuli di liquidi e dei ristagni che facciano proliferare il fungo.

È facile riconoscerla quando le foglie, i fiori o i frutti si fanno improvvisamente più scuri, come se fossero ricoperti da una coltre di muffa grigia piuttosto spessa e compatta, che tende a marcirli dall’esterno verso l’interno e portare alla caduta.

I rami appaiono invece secchi, con alcune fessure che sono indice della malattia, all’interno delle quali le spore proliferano e dove possono insidiarsi anche altre varianti di batteri diversi.

IL CORINEO DEL CILIEGIO

Il corineo è anche detto nel gergo comune impallinatura, proprio a sottolineare come la malattia si manifesti con delle piccole macchioline che tendono a colpire ogni parte della pianta, a partire dalle foglie.

Il colore caratteristico di queste anomalie è un rosso che tende al viola e a formare un caratteristico alone che si allarga su tutta la superficie, portando la foglia o il frutto alla caduta e alla morte.

Inoltre, la patologia si riconosce per i piccoli buchi che si formano all’interno dell’alone, così come sui rami in prossimità delle gemme, che non hanno proprio la capacità di sbocciare e quindi di trasformarsi.

Le ciliegie mostrano poi delle incrostazioni difficili da rimuovere che impediscono al frutto di essere commestibile.

Si tratta di un’altra malattia fungina che si manifesta soprattutto in primavera, quando la temperatura è molto umida e le spore trovano terreno fertile per la proliferazione.

IL CANCRO BATTERICO DEL CILIEGIO

Il nome sembra piuttosto minaccioso e di fatto questa è una delle patologie più pericolose che possono colpire la varietà.

Non si tratta in questo caso dell’azione di un fungo bensì di un batterio, che ama annidarsi nelle drupacee di vario genere e portare alla loro morte precoce, facendo seccare prima i rami nella parte terminale fino ad arrivare al cuore dell’albero e alle sue radici.

I sintomi del cancro batterico sono delle macchie scure che si manifestano in maniera irregolare sulle foglie, con degli aloni più chiari e sfumati e delle parti necrotiche a carico delle aree legnose, come i rami e il tronco.

I MARCIUMI DEL CILIEGIO

Tra le patologie più comuni che possono colpire il ciliegio troviamo i marciumi, che sono provocati da diversi fattori.

Il primo è un’irrigazione eccessiva di un terreno già molto umido di suo, che pertanto forma delle pozze e dei ristagni idrici, che portano al deperimento delle radici estendendosi verso l’alto.

Il secondo fattore sono invece alcune tipologie di funghi, che si manifestano con questa modalità e che pertanto vanno trattati con procedimenti a base di zolfo e altri antibatterici e antisettici. Uno dei funghi che colpisce maggiormente il ciliegio nel vignolese e già presente in Puglia è l’Armillaria mellea, fungo che si vede sulle radici con una colorazione biancastra che può portare alla morte delle piante. Questo è presente maggiormente nei terreni ove da molto tempo viene coltivato il ciliegio.

Per prevenire questo fenomeno, è opportuno quindi fare attenzione alla preparazione del terreno, modulando l’acqua a seconda delle condizioni atmosferiche e procedendo a una potatura tattica delle parti secche e malate, per evitare che possano pregiudicare i frutti.

IL NEBBIO DEL CILIEGIO

Detto anche seccume fogliare, si tratta di una patologia che tende a manifestarsi soprattutto in estate, ed è provocata non dalla scarsa quantità di acqua come erroneamente si può pensare, ma da un fungo chiamato Gnomonia erythrostoma.

Spesso si agisce quindi troppo tardi a causa di questa incomprensione, ma è possibile riconoscere la differenza notando delle chiazze gialle con alone rosso che circonda, che tende a scurirsi quando la necrosi è ormai in una fase troppo avanzata.

La foglia ormai secca tende a staccarsi e a lasciare la pianta spoglia.

Come ogni altra infezione con questa fonte, il segreto è ricorrere a un prodotto a base di zolfo o al classico Verde Rame, così da fermare la proliferazione delle spore, avendo però l’accortezza di togliere la parti ormai danneggiate che non sono recuperabili e incentivano solo la diffusione della malattia.

LA RUGGINE DEL CILIEGIO

Simile alla precedente come sintomi, questa malattia si manifesta con delle macchie marroncine collocate principalmente sulla pagina superiore della foglia, che si scurisce progressivamente fino a morire e cadere.

La patologia si propaga poi ai rami, impedendo ai germogli di sbocciare e quindi non portando alla formazione del frutto.

Le pustole di colore bianco che accompagnano questa condizione possono essere sconfitte con uno spray a base di rame, disinfettante e antimicotico, unendo una componente di zolfo per un’azione strong.

AFIDE NERO DEL CILIEGIO

Ecco una malattia che può essere riconosciuta facilmente, poiché si sviluppa a seguito dell’infestazione di piccoli insetti neri che sono visibili a occhio nudo.

Questi pungono i germogli del ciliegio e delle altre piante da frutto, depositando un elevato numero di altri giovani afidi che fanno la stessa cosa.

L’albero muore quindi in poco tempo se non si corre subito ai ripari, portando alla nascita di ciliegie piccole, deformi e non commestibili.

L’unica soluzione è ricorrere a un insetticida specifico oppure operare una vera e propria disinfestazione per mano di un professionista.

Principali Insetti

Nei ceraseti italiani, diversi insetti possono compromettere la qualità e la resa delle ciliegie. Ecco i principali nemici da tenere d’occhio:

  • Moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii): attacca i frutti maturi, deponendo le uova e causando danni simili alla mosca del ciliegio. 
  • Mosca del ciliegio (Rhagoletis cerasi): depone le uova nei frutti, e le larve che ne emergono si nutrono della polpa, causando marciume e rendendo i frutti non commerciabili. 
  • Afidi (in particolare Myzus cerasi): si nutrono della linfa delle foglie e dei germogli, causando deformazioni e secrezioni appiccicose (melata) che possono favorire lo sviluppo di muffe. 
  • Cydia funebrana" e "Cydia molesta": sono due specie di lepidotteri, noti rispettivamente come tignola del susino e tignola orientale del pesco. Cydia funebrana è un lepidottero che attacca principalmente susini, ma può colpire anche altre drupacee. Cydia molesta è un lepidottero che in Emilia-Romagna è considerato uno dei fitofagi più dannosi per le piante da frutto.
  • Cocciniglie: parassiti che si nutrono della linfa, causano crescita stentata, ingiallimento delle foglie e defogliazione. Sono ricoperte da secrezioni cerose e sono riportate diversi tipi: “farinose”, “molli”,” corazzate”.
  • I tripidi (ordine dei Thysanoptera); attaccano fiori e frutti deformandoli e possono provocare filloptosi o anche arrivare a compromettere la fioritura e la stessa fruttificazione.
  • Cimice asiatica: la cimice asiatica, pur non essendo specifica del ciliegio, può danneggiare i frutti pungendoli e succhiandone la linfa, causando deformazioni e ammaccature.
  • La tignola del pesco(Anarsia lineatella): è un lepidottero appartenente alla famiglia Gelechiidae. La sua larva si insedia inizialmente nei germogli e poi ai frutti Colpisce soprattutto il pesco ma si insedia anche altre drupacee (albicocco, etc).

Il telo antipioggia

Il telo anti-pioggia è un tessuto in rafia plastificato su un lato ed è utilizzato per coprire e proteggere adeguatamente le colture dai danni causati dalla pioggia.

Tramite un processo brevettato di saldatura si applicano cimose laterali rinforzate (triplice strato di tessuto), essenziali per un fissaggio sicuro alla struttura; l’intero telo è impermeabile, ha una notevole robustezza meccanica e resistenza agli strappi.

Inoltre, sul bordo del telo vengono realizzati dei fori in modo da poter inserire i ganci o i moschettoni di fissaggio alla struttura.

Le caratteristiche tecniche del telo anti-pioggia sono le seguenti:

  • un tessuto con elevata resistenza meccanica, con rinforzi laterali che hanno un’alta resistenza alla trazione;
  • effetto “luce diffusa” grazie ai diversi strati che compongono il telo;
  • un tessuto con un ottimo potere di protezione dalle escursioni termiche e rinfrescante durante la stagione estiva, addirittura capace di regolare la temperatura all’interno della struttura per un clima equilibrato tutto l’anno;
  • un tessuto che funge anche da barriera contro il vento, diminuendo la lacerazione del frutto;
  • protezione dall’umidità, riducendo il rischio di spaccatura dei frutti (effetto “cracking”).

Apertura automatizzata

Valente offre un sistema rapido e automatico che consente di aprire e chiudere i teli anti pioggia come fossero un ombrello, per una gestione ottimale del ceraseto.

Questa tecnologia innovativa, installate esclusivamente sulla struttura MultiShield, offre grandi vantaggi e rappresenta per gli agricoltori una soluzione completa, efficace, flessibile e sicura per la protezione dei propri raccolti.

La particolare disposizione dei teli dell’impianto Multi-shield consente infatti all’operatore di farli scorrere sul telaio della struttura, in modo da gestire l’apertura e la chiusura a seconda delle necessità, con il grande vantaggio di lasciar crescere le piante in condizioni normali per la maggior parte del tempo, per poi coprirle solo nel momento del bisogno, ovvero quando c’è effettivamente il rischio pioggia, favorendone lo sviluppo ottimale.

Il sistema Valente rende tale operazione veloce ed efficace, permettendo ad un singolo lavoratore di chiudere o aprire la copertura di una fila di cento metri in meno di un minuto, vale a dire che sono necessari 20 minuti per un ettaro di terreno.

Principali Insetti

I frutteti di pesche e albicocche in Italia sono soggetti a diversi insetti dannosi che possono compromettere la qualità e la quantità del raccolto. Ecco i principali:

  • Cydia molesta (tignola orientale): le larve penetrano nei germogli e nei frutti, causando deformazioni e marciumi.
  • Anarsia lineatella: altro lepidottero le cui larve scavano gallerie nei rami giovani e nei frutti, provocando danni simili alla Cydia.
  • Mosca della frutta (Ceratitis capitata): depone le uova nei frutti maturi; le larve si nutrono della polpa, rendendo il frutto immangiabile.
  • Afidi: succhiano la linfa dalle foglie e dai germogli, causando deformazioni e trasmettendo virus.
  • Cocciniglie: si attaccano a rami e frutti, indebolendo la pianta e favorendo la comparsa di fumaggine.
  • Tripidi: insetti minuscoli che danneggiano fiori e frutti, causando macchie e deformazioni.
  • Rodilegno giallo e rosso: le larve scavano gallerie nel legno, indebolendo la struttura della pianta.
  • Drosophila suzukii: sebbene più comune su piccoli frutti, può attaccare anche pesche e albicocche, soprattutto se danneggiate

Ma è necessario coprire il frutteto?

L’uso delle coperture su frutteto, oggi divenuta consuetudine per la maggioranza delle colture improntate a forme di allevamento moderne, ha in realtà una storia piuttosto recente. Negli anni 60, quando la nostra azienda si è affacciata sul mercato con la produzione di pali in cemento armato precompresso, l’idea di coprire il frutteto non era di certo fra le priorità degli agricoltori ma, come risulta evidente oggi, molte cose sono cambiate in poco più di 60 anni.

A partire dagli anni '80, alla protezione dalla grandine si sono presto aggiunte nuove esigenze, come la protezione dagli insetti, dalla pioggia, dal vento e dal sole.

L’esperienza maturata in questi anni ha però portato negli ultimi tempi a far emergere altri due nuovi aspetti che si stanno rivelando fondamentali.

Il primo è che tali coperture, oltre ad assolvere alle loro funzioni specifiche, possono essere in realtà polifunzionali, cioè in grado di svolgere più compiti e offrire diversi tipi di protezione.

Il secondo è che le coperture garantiscono anche un microclima migliore alle colture sotto diversi aspetti, creando un ambiente più favorevole per la crescita delle piante e aumentando la produttività e la qualità dei frutti.

La bibliografia scientifica in merito è ormai piuttosto corposa e, pur con i necessari distinguo legati al tipo di copertura, alla coltivazione ed alle caratteristiche dei diversi territori, è concorde nel certificarne i benefici in riferimento ai seguenti parametri.

  1. Temperatura:
    • Le coperture contribuiscono a mantenere una temperatura più stabile nell’ambiente sottostante, riducendo le fluttuazioni estreme.
    • Durante i mesi estivi, la temperatura sotto le coperture risulta inferiore rispetto alle aree scoperte, contribuendo a ridurre lo stress termico sulle piante.
    • Viceversa, durante i mesi invernali (specialmente quelli più freddi) la temperatura sotto le tensostrutture tende ad essere più alta rispetto all'aria aperta, grazie anche alla protezione dal vento.
  2. Umidità:
    • L'umidità relativa sotto le coperture risulta leggermente superiore rispetto alle aree non coperte, favorendo un microclima più umido che è risultato benefico per le colture.
    • Questo aumento dell'umidità aiuta a ridurre la traspirazione e la perdita d'acqua dalle piante, migliorando l'efficienza nell'uso dell'acqua e favorendo la crescita delle radici.
  3. Luce:
    • Le coperture riducono l'intensità luminosa diretta, filtrando la luce solare e distribuendola più uniformemente.
    • Questo porta a una riduzione delle bruciature solari sui frutti e a un miglior utilizzo della luce fotosintetica, che è essenziale per la crescita delle piante.
  4. Produttività e Qualità dei Frutti:
    • Le coperture contribuiscono a migliorare la qualità dei frutti, riducendo i danni fisici causati dalla grandine.
    • Inoltre, i frutti raccolti sotto le coperture mostrano una maggiore uniformità in termini di dimensioni e maturazione ed una resa complessiva superiore.

Benefici vitali, soprattutto se consideriamo che la situazione ambientale sta continuando ad evolversi e complicarsi, presentando inverni miti e gelate tardive, piovosità concentrata e di maggiore intensità, frequenti eventi grandinigeni, eccesso di vento e insolazione e aumento dei patogeni alieni.

Uno scenario che porta a una sola considerazione: fare frutticoltura senza i sistemi di copertura del frutteto è ormai impensabile.

Ovviamente esistono soluzioni di diverso tipo, dai tradizionali impianti anti-grandine a quelli multifunzione completi di rete anti-insetto, monofilari o monoblocco e con diversi livelli di automazione, ma tutti forniscono un contributo positivo che, pur rappresentando un investimento iniziale significativo, porta benefici a lungo termine in termini di miglioramento della qualità e quantità della produzione in grado di giustificare ampiamente i costi.

Principali Insetti

Nei frutteti italiani di mele e pere, diversi insetti possono causare danni significativi, sia alla pianta che ai frutti. Ecco i principali:

  • Carpocapsa (Cydia pomonella): conosciuta come “verme delle mele”, le larve scavano gallerie nella polpa dei frutti, rendendoli inutilizzabili.
  • Afide grigio del melo (Dysaphis plantaginea): provoca deformazioni fogliari e frutti malformati.
  • Psilla del pero (Psylla pyri): insetto molto dannoso per il pero; si nutre dei germogli e produce melata, che può causare asfissia fogliare e ustioni.
  • Cocciniglia di San Josè (Quadraspidiotus perniciosus): attacca rami, foglie e frutti, indebolendo la pianta.
  • Tortricidi e lepidotteri minatori: come la ricamatrice delle pomacee e la tignola del melo, che danneggiano foglie e frutti.
  • Afide lanigero (Eriosoma lanigerum): attacca i rami giovani e può causare deformazioni e marciumi.
  • Tentredine del pero: le larve si nutrono dei frutti giovani, provocandone la caduta.
  • Ragnetto rosso (Panonychus ulmi): acaro che provoca ingiallimenti e caduta precoce delle foglie
  • Drosophila suzukii: nota anche come moscerino dei piccoli frutti, le femmine depongono le uova all’interno del frutto sano e le larve si sviluppano nella polpa, nutrendosi del frutto e causandone il collasso interno.

Pali in Cemento precompresso

I pali in cemento armato precompresso sono realizzati con la tecnica della precompressione, la quale assicura una maggiore resistenza meccanica.

I pali in cemento Valente hanno forma trapezoidale con i quattro lati lisci e privi di spigoli, così da non usurare le reti anti-grandine negli impianti di frutteto. Nel fronte è presente il nostro marchio di fabbrica: la V di Valente!

I pali precompressi Valente sono realizzati attraverso la sapiente unione di due componenti fondamentali: il calcestruzzo (ghiaia e sabbia naturali miscelati al cemento PORTLAND 525) e la treccia in acciaio ad alto tenore di carbonio e a basso rilassamento (da due o tre fili intrecciati di diametro 2,25 mm).

La qualità dei pali precompressi Valente è garantita da DNV tramite apposito Certificato di Qualità Prodotto.

I pali sono disponibili nella versione KLASSIC nelle colorazioni grigia o marrone e in 9 sezioni, con altezze da 2 mt a 5,8 mt.